Il paziente psicosomatico

Il paziente psicosomatico cerca un rapporto identificatorio con l’oggetto,  e quando usiamo questo termine “oggetto” lo intendiamo non solo nel senso comune di “cosa materiale” ma bensì qualsiasi elemento (cosa, persona, animale, interesse personale) che diventi per l’appunto oggetto e ricettacolo destinatario delle nostre intenzioni, affetti, attaccamento.

Ciò si esprime o in modo fusionale, ovvero cercando di diventare e sentire con esso come un tutt’uno inscindibile ed inseparabile (oneness), oppure cercando un doppio di sé, un vero e proprio clone, alterego.

Ogni differenza dell’oggetto da sé non è tollerata: ed una modalità relazionale di questo genere rappresenta una minaccia per i propri confini, per la propria identità; quindi gli oggetti, che peraltro non si rivelano mai soddisfacenti, devono essere espulsi, ritornando ad una situazione di vuoto ed abbandono.

Questa situazione viene definita impasse narcisistica, per l’incapacità di mantenere una distanza ottimale tra sé e l’oggetto, l’altro da sé ed è considerata un fattore di rischio aspecifico per la vulnerabilità somatica.

come Il conflitto tra due opposti che si deve affrontare, prevede:

  • il bisogno di incorporare l’oggetto che, a livello della sintomatologia somatica, si esprime con la bulimia;
  • la paura di distruggere e di essere distrutti dagli oggetti incorporati che per questo motivo devono essere  poi espulsi, meccanismo che, somaticamente, si manifesta attraverso la diarrea emorragica della RCU (rettocoliteemorragica).

Nel caso del paziente psicosomatico, caregivers non sufficientemente empatici gli hanno comunicato che per essere amato egli deve essere completamente compiacente, deve sviluppare un Falso Sé e operare una scissione, perdendo il contatto con il vero Sé e con il corpo.

Di fronte ad una rinuncia così penosa il bambino si sente in diritto di essere indefinitamente soddisfatto.

Gaddini  afferma che le fantasie precoci sono fantasie del corpo (in quanto mentale e somatico non sono ancora differenziati, non c’è ancora mentalizzazione): ad esempio l’introiezione è la mentalizzazione dell’incorporazione fisica e la proiezione quella dell’espulsione violenta delle feci.

Franco Borgogno nel suo testo “Psicoanalisi come percorso”,  afferma che molti dei pazienti difficili hanno vissuto “…esperienze di annientamento psichico subdole, sottili e ardue da decodificare, e spesso non è stato loro concesso, o quasi, di esistere come persone individualizzate ma solo come appendici di qualcun altro contro la loro stessa volontà”(pag. 98).

“operazioni di intrusione e di estrazione che segnano e danneggiano l’esperienza del bambino.”(pag. 163  “Psicoanalisi come percorso”).