Psicologia e patologia nelle organizzazioni – Parte 2

Che cos’è un’organizzazione?

Quando si pensa ad un’organizzazione si ha la tendenza a visualizzarla con una sua struttura predisposta, con un’insieme di individui che vi lavorano, con obiettivi definiti e condivisi da tutti. Ma, appena ci si sofferma ad osservare le varie organizzazioni di cui facciamo parte ci accorgiamo che questa definizione è una vera e propria utopia.

Infatti Allcorn dà una definizione che va oltre l’apparenza e si concentra sulle persone che la compongono, le loro azioni, i pensieri, i sentimenti e le emozioni che la rendono viva, dinamica, instabile, spesso illogica e irrazionale: “Le organizzazioni non sono fatte soltanto con mattoni e calce, prodotti e denaro; esse sono fatte anche di persone. Le persone le creano, le fanno funzionare, e le nutrono nei loro cuori e nelle loro menti. Le persone sono l’aspetto più importante delle organizzazioni, e sono spesso l’aspetto più importante della vita quotidiana di lavoro”.

Se la nostra analisi della vita organizzativa si concentra sulle persone che la compongono ci accorgiamo della complessità e della difficoltà nella gestione e comprensione degli eventi. Inoltre, i soggetti sono spesso mossi nelle loro azioni da scopi ben diversi dagli obiettivi generali che un’organizzazione si dà; talvolta sono in conflitto e se non si cerca di comprendere meglio le motivazioni che spingono le persone a compiere determinate azioni si rischia di sottovalutare le dinamiche interne, le sottoculture organizzative che inevitabilmente si formano e che spesso possono vivere parallelamente, contrastando o al contrario condividendo la cultura “ufficiale” dell’organizzazione. Quindi se questi aspetti non vengono considerati si rischia di creare un clima caratterizzato da incomprensioni, insoddisfazioni, stress… che allontanano il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

L’organizzazione non può essere vista come un qualcosa di statico, ma al contrario è un processo in continua evoluzione, soggetto a continue trasformazioni e adattamenti. E’ influenzato dalle aspettative delle persone, dal contesto e dalla società in cui si trova. Secondo Kets de Vries bisogna quindi allontanarsi dagli approcci “razionali” per la spiegazione dei processi organizzativi ma anzi al contrario è importante focalizzarsi sulle psicodinamiche che agiscono a livello di relazione, interazione e motivazioni degli individui.

E’ importante quindi indagare le fantasie, i desideri, i conflitti, le difese che caratterizzano i soggetti e che possono talvolta essere arginate ed altre volte, al contrario, possono esistere all’interno e minare la “salute” dell’organizzazione. Bisogna anche tenere in considerazione la razionalità limitata che è intrinseca in ogni individuo e che di conseguenza caratterizza la vita organizzativa, le differenze esistenti tra le comunicazioni manifeste all’interno di una organizzazione e l’ influenza dei pensieri latenti che sono spesso difficili da comprendere.

E’ importante integrare lo studio dell’organizzazione a quello degli individui che la compongono, considerando i due processi di individualizzazione e di integrazione e l’influenza esercitata dall’organizzazione sull’individuo e, sempre secondo Kets de Vries “l’esistenza dell’attrazione tra particolari tipi di individui e specifiche realtà organizzative.

La vita organizzativa diventa un vero e proprio teatro in cui ci sono diversi attori che interpretano una parte “La strada per comprendere le dinamiche della vita organizzativa dipende spesso dalla comprensione di quello che può essere definito il ‘teatro interno’ dei suoi capi-chiave”.